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Non parleremo di calvario, né di dramma, né di castigo divino. Il nostro è un Dio d'amore, un padre misericordioso che ama i suoi figli, anche nella sofferenza. La sofferenza vissuta attraverso la fede inconsapevole di un bambino. La forza nella malattia che nasce da quella presenza costante di Cristo, la croce portata con la certezza che Gesù è il cireneo. Parleremo solo di un disegno di Dio e vi racconteremo di come un bambino è divenuto una "matita" (per utilizzare un termine di madre Teresa), nelle mani del Signore. La sofferenza è diventata così momento prezioso vissuto per Cristo, con Cristo e in Cristo; ha significato salire sulla croce con lui, accettando la sua volontà e compiendola senza lamentarsi, senza rifiutarla o ripudiarla. Vivere il dolore con umiltà, con spirito di sottomissione: questo ha fatto Giuseppe, una testimonianza di fede, anzi una professione di fede, da parte di un bambino che di anni ne aveva solamente 4.