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Un premio letterario dedicato a Giovanni Pascoli nato nella sua terra, tra Castelvecchio e Barga, tra le sue poesie e la gente che non ha mai smesso di amarlo. Dall'introduzione di Davide Rondoni: "È che Pascoli è un romagnolo, conosce l'abisso, lo sperdimento e la tenerezza. È che Pascoli è vasto, nitido ferocemente, come le campagne al mattino. È delirante come le campagne nelle nebbie. Ed è musicante, dolcissimo e ferreo come la lingua italiana che quell'altro suo contemporaneo intanto bruciava in alte fornaci. Lui no, la impastava con le povere erbe, saporite, con i segreti tremendi di una casa, con le mani delle sorelle e dei contadini. La faceva al tempo stesso lingua degli ultimi e dei poeti. Non a caso amava Dante, ne invidiava la forza vitale. È che Pascoli è un ragazzino diligente, sa il latino e un sacco di cose importanti, ma gli viene di scrivere poesie così piccole, tremanti di tutte le stelle cadenti, gli viene da piangere di tutta l'orfanità del mondo".