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"Io sono femmina in una famiglia di contadini, proprio come la figlia di Ultimo. Avrei voluto nascere maschio per essere considerata come i miei fratelli. Alberto avrebbe desiderato il contrario per essere libero di studiare quello che voleva senza confronti con il padre. Bisogna imparare a dilatare il tempo. Sporzionarlo in modo che sembri di più, come faceva mia madre con il pollo da friggere quando eravamo in tanti. Bisogna rimediare. Curare la malattia che si prende i nostri giorni. Nell'ospizio di Via dei Cipressi si incontrano gli anziani più o meno acciaccati, ma anche tutti quelli che devono occuparsene; Grazia la donna delle pulizie, le suore, Anita la volontaria, e in misura molto minore, i parenti." Non conta, in questo libro di narrazioni, l'intreccio, ma la scrittura insolita, i personaggi, i particolari, l'herpes sul labbro della donna incinta, i jeans con il risvolto del vecchio che non sa aggiustarli, i fagioli coltivati nel bicchiere dal contadino che rimpiange la terra. Il mercoledì è il giorno di visite all'ospizio. Il mondo fuori scorre veloce.