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Delle catastrofi naturali si parla sempre troppo tardi, spesso solo quando sono già diventate fatti di cronaca o arido conteggio dei danni. Passata l'apprensione del momento ci si dimentica di vivere sotto la minaccia delle forze naturali e si tende a negare o a sottostimare il rischio associato, contrariamente a quello che sarebbe sensato fare in questi momenti di pace ovvero pianificare e mettere in atto azioni di contrasto e di difesa. Perché questo accade? Perché la percezione verso i rischi naturali è così scarsa? Che cosa spinge a credere che la previsione dei fenomeni sia necessaria per fronteggiare con successo le forze della natura di origine antropica? Le risposte risiedono nel complicato percorso del flusso di informazioni verso la società di origine antropica quale equivoci e interessi contribuiscono a distogliere l'attenzione dalla principale arma di resilienza, cioè l'educazione.