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"È difficile incontrare un'opera più ambigua del Principe di Niccolò Machiavelli. Come si spiega, infatti, che un repubblicano di idee e di militanza scriva un manuale ad uso dei potenti diretto ad ottenere e conservare il Potere? Un simile quesito se lo pose già il Foscolo ne "I Sepolcri", e lo risolse nel seguente modo: "... temprando lo scettro a' regnator / gli allor ne sfronda ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue". Anche io mi sono posto tale vexata quaestio, ma dovendo rispondere ad esigenze puramente drammaturgiche ho pensato di risolverla nel modo che segue. Ritiratosi nell'eremo di Sant'Andrea in Percussina, messer Niccolò attende alla stesura della sua opera; ma nel corso della scrittura rivela una profonda inquietudine determinata dalla consapevolezza che il trattato possa costituire uno strumento di educazione e di incoraggiamento alla conquista del potere. A stemperare tale inquietudine provvede la serva Betta. Pura espressione dell'anima popolare" da quanto scrive l'autore Manlio Santanelli nell'introduzione al libro. Prefazione di Antonia Lezza.