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Quest'opera racchiude le tracce di un'esistenza silenziosamente votata all'accettazione del sacrificio: quella del terziario agostiniano Gregorio Fasulo. L'ardente ricerca di un disegno superiore incastonato nell'esistenza umana, in grado di giustificarne il dolore e le privazioni come momenti di massima vicinanza al divino, è la nota dominante di questo racconto, nonché degli sforzi compiuti dall'autrice, e nipote, per metterne insieme i pezzi. Chiamato "attraverso la malattia e la sofferenza" a farsi "modello di santità nello stato di vita secolare", Gregorio Fasulo dimostrò che è possibile "percorrere la via di assimilazione a Cristo anche nella normalità della condizione laicale".