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Il nostro cuntista siculo-emiliano arriva a quest'opera con la maturità che unisce immaginazione creativa e sapiente cesello linguistico, risultato di una felice contaminazione ossia meticciato tra tradizione e modernità, radici nel mare di Aspra e nel monte Catalfano e modelli camilleriani, fantasmatici luoghi dell'infanzia e cronaca quotidiana più o meno allegra, lingua mater paterna e digitale nipotesco... Non sfuggirà al lettore l'umorismo scatenato in ogni situazione, mediato da fulminanti battute, cinematografici colpi di scena, risposte che "ghiacciano" l'avversario, come avviene nei conversari della Sicilia profonda, dove ogni gesto è sfida e ogni frase round di quell'immaginario incontro di boxe che è il dialogo per le strade, nei bar e... nelle caserme. Qui Canzoneri non incentra il suo modulo narrativo sul narratore e sulla fervida capacità di descrizione di fatti e misfatti, ma mette in scena similveristicamente uomini e ominicchi senza emettere giudizi sulle loro azioni, dato che per gli stessi attori del racconto, come cantava Enzo Jannacci, "l'importante è esagerare".