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Gli autori esaminano la mancata applicazione nelle carceri della legge 38 del 15 marzo 2010, che contiene "Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore" e, fuori dai luoghi comuni, dimostrano che la limitazione del diritto alla salute dei reclusi e la conseguente vanificazione della funzione rieducativa della pena non sono legate solo "alla difficile condizione strutturale delle carceri, bensì più gravi conseguenze derivano dal disumano trattamento dei detenuti, in attesa di giudizio e non, tali da provocare vere e proprie patologie". Sottolineano, infine, come l'aspirazione ad un "carcere senza dolore" faccia parte "del volto umano e civile della pena". Prefazione di Guido Fanelli.