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Nel mare magnum della poesia visiva, le Sequenze di Giulio Maffii sanno affermare il loro carattere puntando con forza sulla frammentazione dell'unità poetica e sul suo incapsulamento all'interno dei software di produttività aziendale, dei modelli informatici di "presentazione". Rispetto alle affinità più immediate (per es. le installazioni di Paolo Cirio), il lavoro assume una dimensione meno collettiva, per evidenziare, non senza un che di grottesco, il trauma privato del working class hero, intrappolato in segni e linguaggi alieni; implicitamente represso, condannato alla clandestinità del suo fervido io emotivo; verosimilmente incapace di ricondurre la metafora esistenziale del bersaglio sbagliato a un elemento soggettivo ben definito. Infine, in quanto poeta, vittima dell'era della tecnica. Roberto R. Corsi