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Primo maggio 1947, Piana degli Albanesi, provincia di Palermo. Pochi giorni dopo l'affermazione delle forze di sinistra alle elezioni regionali, una folla di lavoratori, in prevalenza braccianti, si riunisce nella vallata di Portella della Ginestra per festeggiare il risultato e protestare contro il latifondismo. All'improvviso, dalle colline circostanti partono raffiche di mitra che uccidono decine di persone e ne feriscono più di trenta. Attribuito alla banda di Salvatore Giuliano, l'eccidio rappresenta per molti la prima strage di Stato repubblicana: un intrigo internazionale che ha visto coinvolti apparati statali e ambienti mafiosi, eversione di destra, servizi americani, massoneria. Una ferita dolorosa per una giovane democrazia come quella italiana, aperta ancora oggi.