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Giulia, nel corso dell'ultima notte della sua vita, prende coscienza di un fatto straordinario: di aver vissuto altre due volte, in passato. Ripercorrendo gli eventi delle sue tre esistenze, Giulia viaggia attraverso un itinerario sentimentale dove l'eco di situazioni analoghe si ode impercettibile, ma costante, attraverso esse. Giulia intuisce quei prodigiosi punti di contatto che interrompono il parallelismo che impedisce a vite, vissute in epoche diverse, di intrecciarsi l'una con l'altra, giungendo, infine, alla comprensione dello scopo finale del suo lungo, lunghissimo cammino: l'amore. Quello unico e assoluto. L'amore si chiama Marcello. Ella si appresta, serenamente, ad intraprendere il suo ultimo viaggio e attraversando boschi, risalendo sentieri e librandosi eterea lungo le rive del mare, di quella terra a lei tanto cara, il finalese, ripensa a quante volte l'incanto si è palesato nel corso delle sue esistenze... «Perché la vita, non è logica, né razionalità. La vita, nella sua più intima essenza è prodigio, incanto, poesia».