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La parola si fa essa stessa liquida, la narrazione movimento e corrente, la sostanza di cui si scrive e la forma che ne scrive trovano la loro identità nella trasparenza che unisce le cose e i viventi "nel continuum spazio-temporale / nel nostro stare in pura ondulazione". L'abbandono ormai è compiuto, i concetti di spazio e tempo hanno perso i loro riferimenti per diventare parte di un flusso più grande, il rapporto con la natura e con il mondo si riduce all'atteggiamento più puro perché privo dell'idea stessa di possesso: appartenere. Noi apparteniamo, "in fondo si tratta di vivere una piccola vita" fra innumerevoli altre vite che si sfiorano e si compenetrano. Così come si compenetra la vera poesia: non a caso ritornano in mente, come una fratellanza lontana o una profezia che si realizza, i versi di Giuseppe Ungaretti, che proprio nel gesto di immergersi si riconobbe come "una docile fibra / dell'universo".(Dalla postfazione di Francesco Tomada)