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"Immaginifici, questi versi. Festosi come balzi, che quasi per pudore si interrompono nell'acme, come se arrossissero, per poi riprendere a trainare, a incalzare, e di nuovo indugiassero sulla soglia, nell'impaccio dei saluti, che qui sono congedi o, meglio, il loro preannunciarsi. È la realtà prosaica e non più poetica di un tempo reale. E infine è carta, la carta che serve per scrivere, una qualunque, e poi una penna o ancora meglio una matita, un po' di silenzio per disegnare la propria musica e lasciare scorrere immagini, spesse, translucide, delicate, sbarazzine, sullo scivolo di un'ultima stagione, in un rallentare per prendere fiato, fissando i pezzi rimasti sulla scacchiera,pensando che comunque, ancora, la neve non si decide a cadere." (Dalla prefazione di Grazia Verasani)