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La luce. La sua intensità. La sua lettura con i contrasti del tempo e della natura, il moto del sole e della luna e di tutto quello che scandisce i momenti del tempo. Tannaz Lahiji, che è una bellissima donna, ha saputo interpretare una delle cose più difficili dell'arte visiva: la profondità della luce. La luce non ha tempo, conosce il solo cambiamento dato dal sole, il cui movimento determina il chiaroscuro, l'abisso e la distanza tra la notte e il giorno, e nel contempo il compenetrarsi dell'una nell'altro. L'artista riesce a cogliere la luce. Fin da bambina ha questo dono. Ricorda lei stessa un'immagine, sua madre immersa nella luce, mentre con una valigia in mano esce via di casa. Quell'immagine è significativa di un tempo sospeso, di un orizzonte bianco permanente che ingloba ogni esperienza dell'essere. Qualcuno andava via in quell'istante, la madre, ma la sua impronta rimaneva imperitura, tanto che in tutte le sue opere si può rinvenire questa traccia di lei, la genitrice, la matrice da cui tutto proviene.