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Nel 1990, appena uscito dal manicomio, Nicola Fanizzi sente l'urgenza di un riassunto autobiografico. Quindici pagine dattiloscritte per dire l'essenziale: "esisto e non dimentico". Non dimentica, Nicola, d'essere rimasto orfano ancora bambino, d'aver trascorso l'infanzia chiuso in collegio, d'aver subito in caserma i primi ricoveri psichiatrici, e poi lo schianto dall'impalcatura d'un cantiere di Milano, i vagabondaggi per le strade d'Europa, la povertà, i continui ricoveri in manicomio. Dei dispositivi relazionali psichiatrico-manicomiali, che umiliano la sofferenza anzicché curarla, l'autore ci parla diffusamente nel monologo dal titolo "La suggestione", scritto a partire dal 1975 nell'ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà di Roma.