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I manuali di vela definiscono quella di bolina come l'andatura con cui si mantiene "una rotta il più possibile contraria alla direzione di arrivo del vento, risalendolo secondo un angolo di ampiezza variabile tra i trenta e i sessanta gradi". È il veleggiare di chi procede contro il vento, scegliendo la più difficile e pericolosa delle andature, per il suo rendere la barca instabile ed esposta alle onde. È la stessa andatura dei protagonisti dei racconti che compongono questa raccolta. Tutti navigatori delle acque turbolente e insidiose della vita, spesso diversi fra loro, ma ognuno a suo modo costretto a muoversi a sfavore di vento, lungo una rotta di collisione, ora intrapresa per scelta ora per sorte, con ciò che è stato fino al momento dell'impatto, con certezze che credeva incrollabili, con equilibri che apparivano raggiunti. Non si tratta di una navigazione a vista, tuttavia, perché al variare dei toni e degli scenari che via via prendono vita, al susseguirsi e mutare dei venti, dall'umido Scirocco fino alla fredda Tramontana, che le spingono e raccolgono, prende sempre più il largo l'idea che non tutti gli urti a cui andiamo incontro ci rendano passeggeri del Titanic.