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Tre pellegrini portano ad Abramo la notizia che, per volere di Dio, è necessario il sacrificio di Isacco, il figlio prediletto ottenuto in tarda età; Abramo si appresta senza esitazione a ucciderlo. In questa tragedia in tre atti l'autore, con un linguaggio denso e potente, riscrive il noto racconto della Genesi non per cercare soluzioni ma per sollevare problemi. Che cos'è la fede, come si manifesta Dio? Perché Abramo crede ciecamente a viandanti sconosciuti? Che cosa ha visto davvero il servitore che, precedendo il ritorno di Abramo a casa, annuncia la morte di Isacco? Dobbiamo cogliere la realtà nel sogno premonitore di Sara? Ma lo snodo cruciale è forse nell'intenzione di fondare un'etica laica. Può Dio chiedere al credente di compiere atti irragionevoli, può la fede essere superiore a ogni valore? Da dove nasce la follia di Sara, che ordina a Isacco di commettere nuove e inaudite violenze? Può essere Dio chiamato in causa per giustificare atti di assoluta barbarie, oppure l'uomo è incapace di intendere i segni del divino?