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Scrivere una poesia con un ritmo musicale in testa è come brancolare nel buio sulle strade di una città, durante un blackout. Come porre le braccia avanti per non andare a sbattere contro il muro dell'inedia e dell'ignoranza, come inoltrarsi su un terreno inesplorato senza mai legare il nostro cuore a un luogo, a un'idea o a un concetto fisso. Camminiamo avanti cercando in noi stessi qualcosa di errante che ci possa guidare nello stretto passaggio di questa catastrofica epoca, nel movimento della transitorietà. Siamo tutti viandanti! L'unica via d'uscita del genere umano è il genere errante. Il libro che accompagna la sesta edizione del Premio Dubito si apre con un testo che sviluppa il tema di uno dei versi più noti di Alberto: Erravamo giovani stranieri. Su questa linea si pongono in prima fila con alcune riflessioni due giovani donne di seconda generazione migrante: Wissal Houbabi e Karima 2G. Un articolo sul recente documentario che narra la vita della popstar M.I.A. Poi Fiamma Mozzetta e Fumo, il fondatore di uno dei primi gruppi rap italiani, ci svelano due differenti aspetti dell'hip hop. A tutto ciò si aggiungono le toccanti parole del poeta Franco Uliana, l'esperienza della Città della canzone di Cremona, le Lobotomie random di Luca Falorni e una testimonianza del 1992 di Ivan Della Mea a proposito del rap. Il genere errante conclude il suo percorso con i testi dei quattro finalisti dell'edizione 2018: Mezzoopalco (Bologna), Monosportiva Galli Dal Pan (Bologna), Nicolas Cunial (Treviso), Serena Dibiase (Roma).