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Il grunge e la pallacanestro: il basket diventa espressione del proprio io più intimo, dei dissidi dell'anima e della voglia di riscatto. Talento, individualità, rabbia, dolore, distorsioni, esplosioni di luce, violenza, malinconia, solitudine, genio, follia e fiammate di pura poesia cestistica. Latrell Sprewell ("Spree") è la perfetta sintesi di assoluto talento e autodistruzione cronica. Ai tempi di Golden State strangolò l'allenatore PJ Carlesimo, rovinandosi la carriera. Ci sono voluti tanti anni prima di ricostruirsi un'immagine. Salvo poi gettarla nuovamente al vento. Shawn Kemp ("The Reign Man") è stato la bandiera dei Seattle SuperSonics assieme a Gary Payton negli anni Novanta. Un giocatore dall'atletismo animalesco, che ha lottato contro problemi extra cestistici per tutta la vita. Jason Kidd è uno dei migliori playmaker di sempre. Visionario e con un carattere difficile, Kidd ha portato due volte alle NBA Finals una franchigia perdente, da anni dimenticata, come i New Jersey Nets. Mike Bibby ha vissuto all'ombra del padre per tutta la vita, ma alla fine è riuscito a ritagliarsi un posto privilegiato nella NBA giocando in una delle migliori squadre della storia recente, i Sacramento Kings di Coach Rick Adelman. Steve Francis ("Stevie Franchise") è una point guard che saltava talmente in alto da potersi 'sedere' sul ferro! Esplosivo e complicato, ha decisamente lasciato un segno indelebile nel suo passaggio nella lega.