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In Sicilia il processo di emancipazione dei lavoratori e la riforma agraria sono stati essenzialmente una lotta contro la mafia. Attraverso la ricostruzione storica del movimento contadino dai Fasci siciliani dei lavoratori, il lavoro di Carmelo Botta e Francesca Lo Nigro ripercorre le tappe salienti delle lotte dal basso contro un sistema feudale-latifondista-mafioso. Placido Rizzotto è divenuto simbolo di questo percorso, dei sessanta dirigenti sindacali e delle centinaia di contadini "senza nome" trucidati in Sicilia per il loro impegno politico e sociale. E come puntualizza Michelangelo Ingrassia nella prefazione: "(...) in queste pagine, accade al giovane Placido Rizzotto qualcosa che raramente gli era accaduto prima d'ora. Egli non entra in scena all'improvviso, da solo, appena tornato dalla guerra partigiana, sbucato da chissà dove (...). Rizzotto fu parte di un contesto, parte movimentata di un tutto, espressione di una realtà dinamica, simbolo vivente di una tradizione (...)". E così come aveva raccolto il testimone, il sindacalista corleonese lo consegnò a sua volta, a Pio La Torre e a Carlo Alberto Dalla Chiesa, protagonisti attivi di una Sicilia resistente, il cui lavoro viene restituito nel dettaglio in queste pagine, anche attraverso documenti rari, come il "Rapporto Dalla Chiesa sull'assassinio Rizzotto", custodito oggi alla Camera del Lavoro CGIL di Corleone.