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L'angioletto ha uno sguardo bonario e riflessivo; punta gli occhi verso l'alto, a guardare cosa non è dato saperlo. Interroga chi a sua volta lo guarda: coloro che entrano nel suo mondo. Ben piantato a terra, con le ali un po' piccole per volare e le mani appoggiate sul corpo, questa figurina era una presenza costante sul tavolo d'ingresso dell'abitazione toscana di Bischoff. Viveva con lui come sentinella che certo non intimoriva ma che molti dubbi consegnava a ogni suo interlocutore. Dubbi non dissimili da quelli che poneva l'arte di Bischoff. Forse per questo lo custodiva e forse per questo rappresentava sia il genius loci del luogo sia il daimon della sua poetica. L'inafferrabile sembra essere il lievito dialettico su cui cresce la personalissima relazione di Bischoff con l'arte. Una posizione originale che si manifesta fin dalla scelta di stare nel campo del gioiello contemporaneo e che si alimenta di forme convenzionali senza essere tradizionale, proprio perché vuole riportare a nuova forza quel flusso vitale che animava l'intreccio tra arti maggiori e arti minori.