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L'arte è perversione. Questa affermazione può sembrare sconcertante ed estrema; tuttavia, pensata in senso ampio, implica alcune connotazioni che non possono essere lasciate al caso: la prima, la condizione intrinseca dell'arte di essere una disciplina voyeurista; la seconda, il senso di comunità che genera tra gli spettatori, una specie di dimensione intermedia tra il sogno e la realtà, dove i corpi entrano in contatto attraverso l'immagine; la terza, e probabilmente la più importante, si riferisce ai ricorsi che si sprigionano dall'immagine rappresentata: questi sospendono la condizione di simbolo dell'immagine in cambio di un riscontro realistico. Scrivere di Abel Azcona significa approfondire la condizione di un tipo di linguaggio artistico che mette in gioco, allo stesso tempo, l'erotizzazione, l'eccitazione, la seduzione, ma anche l'orrore, la ripulsione, la violenza. Non si tratta di definire quel che può essere o no l'erotismo, la sessualità o la perversione, bensì capire come tutti questi atteggiamenti agiscono nel momento in cui sono impiegati a sostegno di una forma d'arte.