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Stretto fra la Belle Epoque e il settembre 2001, il "secolo breve" appare anche interminabile: una sequenza di innumerevoli eventi extra-ordinari, "catastrofi" politiche, etiche, antropologiche. Fratture, ferite, aperture, nuovi ordini, e ancora fratture, ferite, nuovi ordini. Dalla prima guerra mondiale al crollo delle Twin Towers, passando attraverso rivoluzioni e dittature, genocidi e migrazioni, utopie e democrazie: poche generazioni del passato hanno conosciuto, come quelle nate nel Novecento, un mondo lontano "anni luce" da quello della propria infanzia. Un mondo vasto, fatto di lunghe distanze da coprire per mare e per terra, tenuto insieme dalle lettere o dalla radio, diventa via via il "villaggio globale", disponibile in 24 ore di aeroplano, collegato dalla televisione, dai satelliti artificiali e dal world wide web. Illuminato appena ai suoi inizi, poi sempre più acceso e connesso (ma sempre, drammaticamente, diseguale). E il secolo si chiude sì con una carta geopolitica stravolta dalla globalizzazione e dal terrorismo, sì con l'agenda politica internazionale costretta a ripensare le politiche ambientali per salvaguardare il pianeta e i suoi equilibri precari, ma anche con la sensazione che le energie alternative offrano risposte adeguate e che la "teoria unica", quella che spiegherebbe tutti i fenomeni della vita e dell'universo, non sia poi così lontana.