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Ai più Omar Vecchio dice poco, mentre a pochi fortunati dice molto. Dice di un itinerario di vita incredibile. Formatosi in seminario, là, per usare una espressione anche troppo abusata ma esplicativa, Omar scopre che "Dio è morto", cioè proprio nel luogo dove riteneva di imboccare una via spirituale precipita nell'angoscia che la percezione del gorgo nichilistico comporta. Domande sul senso della vita che non trovano risposta lo turbano e lo mettono in crisi profonda. Omar allora intraprende il percorso del linguaggio artistico muovendosi in un ambito che egli stesso definisce "neodadaista". Frequenta i centri sociali tipo il Leoncavallo, si da al teatro e alla cinematografia... si forma come il classico intellettuale fine anni '70 (al quale corrisponde anche fisicamente: gracile, occhialuto, maldestro e fisicamente debole). Finché un viaggio a Parigi lo conduce in una piccola libreria dove trova alcuni libri che lo affascinano: Drieu La Rochelle e sopra tutto Julius Evola.