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Trenta foglie d'argento è un progetto doppio, in musica e versi che coniuga due grandi passioni dell'autore, lo studio del bel canto e la letteratura. Antonio Cotardo è un giovane poeta e il suo spirito libero si riflette nel modo di creare l'opera, priva di vincoli formali: niente schemi nei versi e ritmo dettato dagli "a capo" più che dalla punteggiatura, nessuna ricerca esasperata della rima. Nei suoi versi si nota un dialogo costante con la natura, con i fiori e con gli alberi, in particolare con gli ulivi, che sono una presenza costante in tutta l'opera, senza tuttavia essere mai nominati. L'ulivo è "Corsaro nero", - quando è tempo di raccolta poiché coperto da un manto di frutti neri (che nell'immagine offerta dal poeta son «diamanti, iridi di zaffiro sfavillanti») - o "Amico mio" «immerso in questo bianco dei campi in questa neve di marzo». Al volume è allegato un disco contenente brani quasi tutti d'autore. Si va da "Volare" di D. Modugno, passando per "Lecce mia" di T. Schipa e "Champagne" di P. di Capri, fino a "Un amore così grande" di G.M. Ferilli e "A thousand years" di C. Perri, che Cotardo reinterpreta con la sua possente voce tenorile.