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Franco Ungaro con "Vado a Lecce. Artisti storici e scrittori in giro per la città", ha raccolto e selezionato testi di oltre quaranta autori, salentini e non, che dagli anni '40 a oggi hanno raccontato Lecce attraverso parole, canzoni e poesie, articoli e saggi. Di cosa si tratta, allora? Una guida letteraria, un'antologia, un florilegio di citazioni? Come scrive Massimo Bray nella prefazione "la multiforme raccolta di Ungaro non si limita certo a questo: mescola generi e lingue diverse - marble floor e marble stairs sono ciò che colpisce l'immaginazione di Lee Ranaldo in "Lecce, Leaving", mentre il grande tenore Tito Schipa canta in salentino la sua "Lecce gentile e beddha" come un vero e proprio "paradisu 'nterra" - e ci offre allo stesso tempo un affresco della città che narra sé stessa attraverso i suoi artisti, scrittori, giornalisti e poeti, e un mosaico di impressioni fugaci, emozioni, meditazioni scaturite dalla penna dei viaggiatori che l'hanno visitata." L'affresco che ne viene fuori è di una città che incanta e sorprende, emoziona e ammalia, come pure di una città che, non di più e non di meno di altre città, nasconde colpe inconfessate, limiti e contraddizioni.