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Legato a una cordicella, si è messo al collo il Khepri, lo scarabeo egizio che Matteo gli ha regalato. Lo rigira nella mano, lo osserva e ha una sensazione strana, come se l'oggetto volesse suggerirgli qualcosa. Lui non è un veggente, non è un profeta e non è un sensitivo, ma qualche volta nella vita quotidiana gli capita di cogliere, al di là della realtà, ciò che gli altri non riescono a vedere: come una forza primordiale, che fa parte della natura e gli suggerisce un'oscura premonizione, collegabile a fenomeni o accadimenti con un nesso intuibile solo per i suoi occhi. Pietro si interroga su questo qualcosa, che in fondo gli permette di decrittare i segni che l'universo tende a mostrare in tempi e in modi non sempre identici. Nel sonno, nella fase dei sogni, situazioni improbabili si affollano tra loro e si mescolano con i ricordi e gli incubi; nella veglia, una visione, un fatto, una parola lo fanno star male in una specie di attacco di panico. Forse è quello che succede agli sciamani?