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"Dalla nostalgica immersione nel 'tempo che fu', Barbagallo prende e mette sul campo della pagina un plotone di ali formidabili, personaggi che una volta arrivati sul fondo la mettono sempre al centro per la testa del centravanti: dal maestro Sarmenti, improbabile filosofo di un filosofeggiare che in Sicilia è ragione pratica di quotidianità, fino a don Sarvaturi, il cui romanticismo cozza aspramente col pragmatismo, forse anaffettivo, della moglie. L'autore restituisce dignità d'esistenza a fatti e personaggi che ne alimentano la memoria, dando vita a un'opera poetica lucidissima, in cui tutto è stato inevitabilmente filtrato dall'alambicco del disincanto." (Vladimir Di Prima)