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«Nei giorni più fortunati, un uomo robusto, dopo aver sistemato sulla sua spalla sinistra un ruvido sacco di juta, tirava fuori da un carro - trainato da un cavallo sauro - oltre che le balate di ghiaccio, anche una balla di neve che teneva tra le mani con circospezione. Erano i giorni in cui, noi ragazzi, preparavamo la granita: con la neve, il limone e lo zucchero. In quelle lunghe e calde estati catanesi, andavamo a consumare il nostro rinfresco sotto un meraviglioso pergolato, nella terrazza di zia Giannina».