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Nessuna vita è scontata. In primo luogo, perché non è scontato il vivere né tanto meno - il voler vivere. In secondo luogo, perché ogni esistenza può rivendicare la propria unicità ed extra-ordinarietà nel suo breve affacciarsi, con rapido guizzo, al bordo del nulla da cui presto sarà inghiottita di nuovo. Nella raccolta "Le poesie non hanno nome" il turbinoso groviglio esistenziale dell'autrice non appare scontato, però, anche per una terza ragione: la caparbia volontà, o insopprimibile necessità di non fare "sconti", appunto, al proprio sperimentare la vita fuori dai binari tracciati e dai limiti imposti (dalla famiglia d'origine, dal luogo di nascita, dalla lingua materna, dai codici sociali più comuni e accettati...) assumendo con fragile coraggio il rischio di farla deragliare, alla sofferta ricerca di una autenticità che, come la linea dell'orizzonte, si pone sempre un po' oltre lo sguardo mentre, muovendoci nella sua direzione, cerchiamo di raggiungerla.