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In viaggio con la madre a Parigi e dintorni, la giovane Mina, una nobile ereditiera tedesca dal carattere inquieto e passionale, conosce Alfred de Larçay, uomo sposato, schivo, quasi timido, e se ne innamora perdutamente. Per poterlo frequentare ricorre al travestimento e all'intrigo, ma la prepotenza del suo desiderio è destinata a infrangersi contro una realtà deludente. Scritto tra il 1829 e il 1830, pubblicato postumo nella «Revue des Deux Mondes», questo piccolo gioiello narrativo illumina la parabola breve e drammatica di Mina de Vanghel e dà voce al suo sogno di un amore incondizionato, che trasforma l'oggetto del desiderio in un essere mitico senza il quale la vita appare priva di senso. Come spesso accade negli eroi e nelle eroine stendhaliane, la forza pervasiva, accecante dell'amore trascina le sue vittime in una buriana fuori controllo, precipitandole in un'avventura rischiosa, dall'esito fatale.