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Nel 1945 l'umanità scopre un volto del male che fino ad allora nella storia non si era mostrato: Auschwitz. Poste di fronte a quest'evento, la ragione e la filosofia sembrano aver smarrito le loro risorse per comprendere e interpretare una realtà che appare radicalmente nuova e smisurata. Un'indicazione viene invece dalla letteratura. Dopo l'esperienza di internato in quel campo della morte, infatti, il premio Nobel per la pace Elie Wiesel decide di scrivere racconti, cronache e commenti. Per testimoniare, per tentare di capire, per guardare la storia dal mondo sicuro dell'immaginazione e della creatività. E per permettere la sopravvivenza a se stesso, alla sua generazione e a quelle successive. Proprio all'interno della ricchissima produzione letteraria di Wiesel quest'agevole opera individua spunti e tracce per una riflessione profonda e intensa sul male a partire dalla novità che l'evento di Auschwitz costituisce. Perché incontrare l'orrore è l'unico modo per saperlo riconoscere e poterlo affrontare quando di nuovo si ripresenti, magari in forme diverse ma non meno terribili.