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"Non doveva andarci. Non doveva essere lì. Avrebbe dovuto seguire l'istinto che spingeva dal cuore come un luccichio fluente di sangue: stare con la sua famiglia per realizzare quanto avevano deciso per quella sera. Invece no. Hai voglia di pianificare i programmi quando basta una scivolata sulla tua stessa ombra. Non capiva perché lo avesse chiamato e dato appuntamento lì sotto, proprio dove lavoravano: era a dir poco azzardato. Ma gli aveva assicurato che era importante e urgente. "Importante e urgente: perché non si muove allora," si chiedeva tormentando l'orologio. "Io sono corso subito e invece è in ritardo di undici minuti. Che faccio: aspetto ancora o vado via e si arrangia: se fosse urgente come mi aveva assicurato, sarebbe già qui prima di me ad aspettarmi". Era entrato in un labirinto di pensieri e domande senza risposte, sotto i percorsi e le tangenti dei tubi dell'impianto di riscaldamento. Spento. Eppure un ronzio come di zanzare che torturano nella notte, lo sentiva. "Non mi devo preoccupare, no. Con tutte queste apparecchiature è chiaro che ci siano dei ronzii o delle vibrazioni". Dei passi lo fecero sussultare. Lui e il suo cuore e il suo orologio sfondo blu con le lunette d'argento che segnavano persino le fasi lunari. Lo guardò e gli sembrò che la lancetta dei secondi si fosse inchiodata insieme al suo cuore".