Tab Article
"C'è una gran confusione, una 'dissolvenza' di tutti i concetti 'forti', 'solidi'. Qualcuno dice di preferire ciò che è 'liquido', 'leggero', che la 'leggerezza' è una virtù; qualcun altro dice di adottare il 'quotidiano', il 'privato'; qualcun altro ha sostenuto di voler adottare il linguaggio della comunicazione, e così via; ho il sospetto che si tratti di comodi alibi per non affrontare di petto quella cosa che abbiamo davanti: la grande crisi della poesia italiana. Si dice che non si dà più alcuna certezza, nessuno è così sciocco da investire né sulla 'leggerezza', né sulla 'pesantezza'. E il poeta? Qualcuno dice che il poeta non ha nessun salvagente cui aggrapparsi, nessuna ancora cui legarsi, nessun punto di vista da difendere, e che è costretto a fare poesia 'turistica', da intrattenimento, poesia da bar; appunto, c'è chi difende il turismo intellettuale: la chatpoetry quale parente stretta della videochat; c'è chi prova a fare poesia con il linguaggio dei cellulari. Si va per iniezioni, tentativi inconsulti; e la poesia diventa molto simile ad una attività approssimativa che scimmiotta i linguaggi telemediatici." (G. Linguaglossa).