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Mentre il Paese e i suoi governi si vantano della riduzione drastica degli sbarchi di profughi, le corti d'assise italiane riconoscono le atrocità che accadono nei Lager in Libia come verità processuale. Donne seviziate e spesso gravide per gli stupri, uomini e bambini prigionieri di luoghi e pratiche atroci, sequestrati e rinchiusi, ricattati, torturati oltre il concepibile, fino alla morte. La sistematica tratta degli esseri umani è diventata in Libia attività imprenditoriale. Un'Europa indegna dei propri valori firma accordi con governi fantoccio e finanzia milizie purchè i migranti vengano trattenuti altrove. Partendo da una significativa sentenza emessa dalla Corte d'assise di Milano contro un cittadino somalo identificato dalle sue vittime come uno degli aguzzini del campo di Bani Walid, questo libro vuole denunciare l'orrore che si sta perpetrando nei centri di prigionia per migranti in Libia e il cinismo delle politiche europee in materia di immigrazione. Anche grazie a sentenze come quella qui esaminata nessuno potrà più dire di non sapere.