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«Le 'trame' di questo percorso poetico, solo apparentemente avulso, che consiglio di leggere a luce soffusa, sono composte di versi scarni, saettati, veloci e si bevono in un sorso solo. Devo dire che il sorso che l'autrice ci riserva è, al mio palato, risultato decisamente amaro. Ma i poeti sono amanti dell'obscuro del nocturno - termini da intendersi in senso lato - e dunque la prospettiva visuale ambigua, malinconica, remissiva del protagonista, non fa che aumentare di potenza il messaggio iniziatico che l'autore stesso si era prefisso. [...] Anche se diviso in sezioni, rimane coerente a se stesso un certo 'bisogno di lucentezza' forse per affievolire una segreta pena il cui nodo non viene mai sciolto o rivelato apertamente. È questa la prova più fine dell'abilità di un poeta: saper celare fino in fondo, pur nello scoramento, una rivalsa (spesso da esercitarsi masochisticamente) e saper nutrire, come un pescatore giapponese, un desiderio pazientissimo, anzi, addirittura, come dice l'autrice stessa, "un desiderio senz'attesa".» (dalla prefazione di Ignazio Gori)