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"Alciator evidenzia in ogni suo verso le varie piaghe del nostro vivere terreno in cui il problema dell'anziano, la distruzione nell'alcol, l'attesa di una carezza, diventano istanti di bisogno e di domande dove l'autore stesso cerca di darsi risposte per colmare i silenzi interiori o per sentirsi parte di un mondo spesso distratto e cieco nei confronti delle debolezze e dei bisogni esistenziali di chi non ha voce o non ha la forza di alzarla. Definirei il viaggio letterario di Alciator un lungo monologo che in primis dice a se stesso e poi lo estende a chi saprà ascoltare le sue invocazioni personali, così simili a tanti esseri umani. Parole sofferte, ricerche di approvazioni e di asserzioni da parte di chi saprà ascoltare i suoi slanci emotivi in cui il sentimento e la sofferenza si abbracciano nell'unica voce che egli esprime: quella del cuore. All'autore interessa l'espressione di un'anima da esternare con le proprie paure, tensioni o semplicemente sussurrare ciò ch'egli sente di dire in quel bisogno incondizionato di umanità e di necessità ad aprirsi verso il vivere quotidiano fatto di riflessi e di contraddizioni dove il buono e il cattivo vivono e convivono insieme".