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Il Rinascimento fu indubbiamente la principale e più palese prova di forza di tenaci tradizioni misteriche sopravvissute, come un fiume carsico, all'avvento del cristianesimo e ai secoli bui del medioevo. Quella straordinaria stagione nota come Rinascimento, infatti, mostra chiaramente l'impronta di questa continuità iniziatica e misterica in tutte le espressioni che l'hanno caratterizzata: dall'arte alla letteratura, dalla filosofia fino all'architettura alla scienza. La riscoperta della classicità e la rinascita delle scienze e delle coscienze che si ebbe in Italia, e di riflesso nell'intera Europa, a partire dalla fine del XIV secolo non fu dovuta a una semplice casualità, né tanto meno alla cieca mano del destino, bensì all'operato di scuole iniziatiche che presero atto che il momento era propizio per uscire dall'ombra e che l'umanità necessitava, dopo secoli di forzato oscurantismo, di un nuovo balzo evolutivo nel segno della tradizione e degli dei immortali. In questo contesto ben si inserisce la straordinaria figura di Camillo Agrippa, poliedrico matematico, astronomo e architetto del tardo Rinascimento, ma anche un grande umanista, un filosofo neoplatonico e un iniziato.