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Firenze, Londra, New York, Parigi: in una girandola inarrestabile Edouard Furfooz, mercante d'arte e collezionista, gira il mondo alla ricerca di giocattoli e oggetti rari. Con la stessa passione insaziabile quest'uomo malinconico colleziona amori ma non si lega mai a nessuna donna tranne che alla zia Ottilia e alla piccola Adriana che adora. Un solo amico, Pierre, un gigante omosessuale che coltiva bonsai. Quando la zia gli chiede di trovarle un luogo dove ritirarsi dal mondo, egli sceglie una casa vicino al castello rinascimentale di Chambord il cui magnifico scalone è attribuito a Leonardo: due rampe si avvitano intorno a un vertiginoso vuoto centrale in modo tale che ci si continua a vedere senza incontrarsi mai. In questa immagine è l'essenza del romanzo. Edouard non avrà pace fino a quando non avrà ripercorso a ritroso i gradini della sua vita per ritrovare l'infanzia perduta. Scritto come un «racconto analitico» - così Freud chiamava le sue storie cliniche - è la storia di un viaggio verso una verità che ipoteca l'intera vita del protagonista. I grandi temi freudiani - l'infanzia rimossa, l'amore, la colpa - sono convocati e orchestrati.