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Non ci troviamo di fronte a un "libro-libro", ma a una cosa che assomiglia di più a un "libro-teatro", o a un "libro-orchestra". Qui l'orchestra, il teatro, ci sono tutti, ci sono dentro: si possono sentire i passi felpati di un clarinetto, i trilli degli archi, le smorfie, i ghigni, gli urli e i sussurri. Quello che accade in questo libro assomiglia molto ai cristalli di sale o zucchero che maturano nel tempo: è il cristallo che è germogliato dall'incontro tra il mondo vero, quello delle routines quotidiane, materiale e tangibile, e il mondo del fantastico dell'irreale, del(l'im)possibile e dell'ipotetico. In questo cristallo i sogni sono costruiti attraverso le loro voci, i loro movimenti fisici: abbiamo, sì, il mondo del fantastico, ma raccontato per suoni, per gesti, come in un sogno.