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Il nuovo corso politico dell'Italia post-unitaria richiese a ogni città con un passato illustre di confrontarsi con le altre, attraverso trasformazioni radicali e grandi opere pubbliche. A Palermo, insieme a case operaie, bagni pubblici, mercati coperti e teatri, si intervenne nella riqualificazione degli assi monumentali e delle architetture che vi affacciavano. Il forte abbassamento del suolo dei Quattro Canti obbligò a una profonda trasformazione delle facciate seicentesche, secondo un progetto che coinvolse la città nel suo cuore tecnico e intellettuale. Attraverso una inedita e ricca documentazione archivistica si ricostruisce una vicenda prodiga di inattesi ritrovamenti e di intriganti informazioni storiche, tecniche e di costume: dalla partecipazione di larga parte della cittadinanza alle scelte progettuali, alla cura e attenzione per la qualità delle opere pubbliche; dal ruolo di Giovan Battista Filippo Basile, capo dell'Ufficio tecnico comunale, agli artisti e le imprese che intervennero nelle opere costruttive e decorative.