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Non arrischiatevi a salire sulla soffitta, ad attraversare quella porta sempre socchiusa. Non trovereste che cianfrusaglie, libri invecchiati dalla noia, tamburelli macchiati dalle tarantelle frenetiche dell'animo, fogli imbrattati di segni e inviti di carta lucida all'inquietudine. Il pubblico, sulle sue soffici poltrone imbottite, sperimentò la meraviglia della tragedia. Nello stesso istante, il vecchio regista, su quella soffitta, radicato alla sedia dondolante dell'attesa, dipinse i segmenti della sua esistenza. Nessuno ne conosce il senso, tutto quello che ci lascia è un sospetto, una macchia di verità lungo il peregrinare delle nostre finzioni.