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Nel vivere il quotidiano nella storia tra amarezze, delusioni e fallimenti si scoprono delle sorprese inaspettate, quell'umano stupore che ci fa sentire parte di una stessa umanità "sotto lo stesso cielo". La scrittura poetica di don Adriano si mescola volentieri con l'umanità di donne e uomini che, per caso o per grazia, gli è toccato di incontrare, tra esistenze mirabili e altre meno fortunate. In questa narrazione le parole sono come ruminazioni che un salmista del nostro tempo declama per raccontarci frammenti di vita, esperienze, vissuti. Si deve andare oltre la banalità e riscoprire il valore dell'interiorità: stando al confine si scopre la libertà di guardare "l'altro" che incontri. "Scrive, a volte, anche per profezia: perché la parola poetica a volte non è quella dell'incanto della bellezza, ma piuttosto quella più asciutta e dura e forte della parrhesia. Uno sguardo amoroso più che amorevole, attento e sensibile, non si chiude di fronte alla durezza della cervice di altri concittadini, alle ingiustizie, piccole e grandi, del nostro tempo. È la forza di un richiamo, che interpella, vuole risvegliare. È la parola propria della libertà della persona." (Fulvio C. Manara)