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Seguito ideale di "Malattie infantili di Anselmo Secòs" (Bologna, 2011), questi "Errori giovanili" rincorrono la vita del protagonista dai sedici ai quarant'anni, e se il primo libro aveva disegnato l'indole di un bambino strambo e di un adolescente inetto alla vita, il nuovo romanzo racconta la giovinezza di un uomo cui riesce impossibile adeguarsi ai tratti e alle abilità di un individuo del nostro tempo. "Uomo senza qualità" o meglio "senza le qualità degli altri" (gli "adatti"), Anselmo affronta gli studi, il lavoro, le relazioni umane riuscendo sempre a distinguersi per una sua costitutiva insufficienza o radicale diversità. Insufficienza o diversità che sono però costantemente compensate dal dono di un amore per il Tutto, da una sorta di "perfetta letizia" che lo coglie e l' accoglie se solo gli è concessa la compagnia dei nonumani (animali, vegetali, semplici oggetti d'uso) o degli umani sconfitti ed umiliati. Se quindi la sua infanzia non poteva essere letta dai "grandi" che come malattia, la sua vita di uomo è interpretata dai coetanei e dai compaesani come seguito di errori, esistenza d'un incapace, privo della virilità e del realismo propri dell'individuo adulto. Metafora, forse, questa, della condizione insieme sub e super-umana che tocca al poeta nel "Regno della quantità", nel mondo omologato del pensiero unico della borghesia universale.