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"È un'alternanza di dialogo e asserzione, di desiderio d'incontro e rivendicazione personale, di teatro e di raccolta riflessione questa opera di Serena Dibiase che - dopo il precedente "Nelle vene" del 2010 - la vede transitare attraverso i territori della parola e della vita esposta. Annunciate da precise e puntuali amnesie - e chissà che non sia proprio questa la malattia, con rima involontaria, detta poesia - coppie di testi ci conducono verso il Respiro di chiusura - in realtà fra i primi testi di un progetto che strada facendo è andato organizzandosi e definendosi diversamente. Il tragitto che ne risulta si delinea dunque, programmaticamente, nella frizione fra simmetrie compositive e libertà formali, la materia autobiografica o ipoteticamente tale ha infatti bisogno di organizzarsi per potersi dire, di accettare la regola che le consenta di esistere e di coesistere con una ricca serie di suggestioni massimamente emotive - la Telefonata I e la Telefonata II ne sono un esempio di struggente ed esemplare chiarezza." (dalla prefazione di Giancarlo Sissa)