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Il testo di Stukeley ha rappresentato una delle pietre angolari della storia dell'archeologia britannica e in particolare degli studi sul complesso megalitico più noto al mondo, la cui origine e funzione è ancora oggetto di vivacissimo dibattito. Il carattere innovativo di questo testo si mostra soprattutto nella prima vera applicazione degli strumenti metodologici e delle tecniche sperimentali, propri della nuova scienza, agli studi antiquari, inaugurando di fatto la disciplina dell'archeoastronomia; e a questo si aggiunge l'originale tesi che fa da sfondo al resoconto degli scavi e delle misurazioni effettuate in situ dall'autore: l'attribuzione della costruzione del tempio ai druidi. Nato anche per sfatare la leggenda medievale che vedeva in Merlino e nei Giganti d'Africa i fautori dell'enigmatico cerchio di pietre conficcate sulla piana di Salisbury, il testo di Stukeley finì per essere fonte esso stesso di un mito dal successo straordinario: l'antica e superiore sapienza druidica, erede dell'antichissima scienza dei Patriarchi, a cui sarebbero state note le leggi che regolano l'universo e le modalità di utilizzo dei più importanti strumenti scientifici (bussola compresa).