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L'impegno della dinastia borbonica nella creazione di infrastrutture sul territorio meridionale è al centro di questo lavoro che si inserisce in un importante filone di studi, capace di incrociare la storia politica e sociale con la storia delle istituzioni, attraverso alcune fisionomie di ingegneri e architetti, visti nel loro processo formativo e operativo sette-ottocentesco. L'autore fa riferimento ai trattati di architettura utilizzati per formare questi scienziati-artisti, affronta le innovazioni nei metodi di progettazione legati alle esigenze dello Stato nuovo di impostazione napoleonica, in cui i tecnici erano chiamati a costruire ma anche ad abbellire le città; ricostruisce il clima in cui si realizzano "primati", come quello sul Garigliano dell'ingegnere Luigi Giura, chiamato a costruire i primi ponti in ferro nelle città. E nelle scuole si incontrano cultura classica e scientifica, nel clima degli intensificati scavi di Ercolano e Pompei.