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La feudalità del Mezzogiorno moderno trasse il proprio dominio dal possesso e dalla rendita della terra, dallo scambio mercantile e dal reddito proveniente da diverse situazioni di monopolio commerciale. Pure l'esercizio dei privilegi di giurisdizione contribuì a rendere consistente il patrimonio del ceto agrario meridionale, come dimostrò l'esperienza economica e sociale del Contado di Molise tra XVI e XVIII secolo, caratterizzata dalla presenza diffusa di "microsignorie", che, nel quadro della vicenda dello Stato moderno napoletano, conferì al paesaggio feudale della regione un tratto originale. In tale prospettiva, la continuità plurisecolare di un modello rurale mediterraneo, nel quale l'asse della pastorizia agì come potente fattore di freno alla modernizzazione, determinò il mancato coinvolgimento dell'agricoltura indigena negli ingranaggi del commercio internazionale, proiettando la "provincia" molisana verso la marginalizzazione del proprio territorio.