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Nel secondo Ottocento Parigi diventa la meta irrinunciabile di ogni pellegrinaggio artistico, dove è possibile qualsiasi confronto sia sul piano della ricerca stilistica, sia su quello del mercato. In questo ambiente variegato e cosmopolita, ricco di occasioni ma altresì di insidie, prende le mosse la vicenda umana e artistica di un cospicuo numero di pittori italiani che - a partire dagli anni settanta - decidono di trasferirsi nella capitale francese per trascorrere periodi più o meno lunghi o, addirittura, per viverci stabilmente. Per alcuni di loro Parigi è l'occasione per aggiornarsi sugli sviluppi dell'arte moderna, per altri invece è il punto di arrivo, il trampolino di lancio per il successo. Tra loro Giovanni Boldini, creatore di una straordinaria galleria di immagini femminili moderne e indipendenti, Vittorio Matteo Corcos, del quale è riemerso nel corso dei preparativi della mostra il capolavoro Dis-moi tout!, Antonio Mancini, attento narratore di una realtà più emarginata e densa di implicazioni emotive, Federico Zandomeneghi raffinato interprete dei moti dell'animo, e il geniale Gino Severini, da tutti considerato il "più francese degli italiani".