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"Questo libro nasce da una considerazione, che ne racchiude tante. Samuele è cresciuto forte e senza conseguenze derivanti dall'essere un "prematuro grave", come lo definisce la medicina, eppure io non mi perdonerò mai di non essere stata in grado di portare a termine il suo viaggio verso la vita. C'è un senso di colpa irrazionale, animalesco e collegato unicamente ad una dimensione corporea e per questo incomprensibile a chi dal mio corpo "sta fuori", che non mi permette di fare pace con quella vicenda, sebbene il tempo, come una balia attenta e fedele, lenisca piano piano la sordità di quel dolore, accarezzandomi la testa quando la stilettata del ricordo diventa troppo brusca e punitiva. C'è una cosa, però, che posso fare. Raccontare la storia e parlarne con la mia voce sarebbe stato semplice, forse scontato. Ho pensato di far raccontare i suoi inizi direttamente a Samuele" (dalla Prefazione di "Ovatta. Appunti di un viaggio finito prima del termine")